1° CONCORSO "RACCONTI NONNI TORITTESI", IL VINCITORE MICHELE C. VINCE UN BUONO VACANZA |
Scritto da Redazione OnLine Network
Domenica 25 Ottobre 2015 07:59
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Sabato 24 ottobre si è tenuta la premiazione del 1° Concorso "RACCONTI NONNI TORITTESI" in occasione della scorsa "Festa dei Nonni". Il vincitore è Michele C. con l'eleborato "Ordinaria straordinarietà"... In occasione della Festa dei Nonni dello scorso 2 ottobre, la Redazione di Torittonline.it ha organizzato, grazie all'impegno del collaboratore Donato Scarpa e alla partecipazione dello sponsor "Sforza Viaggi", il 1° Concorso "RACCONTI NONNI TORITTESI", con la finalità di omaggiare i nonni torittesi. Hanno partecipato 4 nostri lettori con altrettanti elaborati: il concorso si è chiuso alle ore 13:00 del 24 ottobre 2015 ed in serata c'è stata la premiazione del vincitore. Ecco la classifica finale: 1° MICHELE C. (4° racconto) 76 voti 2° ANTONIETTA C. (2° racconto) 61 voti 3° MARIA CECILIA S. (3° racconto) 50 voti 4° ANNA ROSA R. (1° racconto) 33 voti
Il vincitore, Michele C. ha vinto un “BUONO VACANZA per soggiorno di 7 notti in appartamento con formula residence massimo 4 persone”, offerto da Sforza Viaggi, con il racconto "Ordinaria straordinarietà".
ELABORATO N. 4 MICHELE C. ORDINARIA STRAORDINARIETA' Fa freddo, nonostante siamo ancora agli albori dell’autunno. E’ l’alba: il cielo cambia il suo scuro mantello con un altro dalle dolci sfumature, preludio di un giorno soleggiato e sereno che sta per arrivare. Per le strade non c’è nessuno. O meglio, quasi nessuno. Con gli occhi ancora socchiusi per il sonno, scendo di casa. Non so minimamente cosa aspettarmi. Seguo mio padre, mi fido di lui. Apre il garage, mette in moto il trattore e mi fa cenno di salire. Il rumore di quel motore rompe in modo prepotente e a tratti fastidioso l’assoluta quiete notturna che ha resistito fino ad ora. Salgo. Destinazione sconosciuta: papà ieri sera mi ha accennato qualcosa riguardo la campagna, ma cosa intendeva? Partiamo e a malapena me ne accorgo. Qualche minuto dopo, però, ci fermiamo. Si sarà rotto il trattore? No, per fortuna! Vedo avvicinarsi delle figure, che però non riesco a mettere bene a fuoco. Alti nella media, coppola sul capo e maglione sulle spalle per riparare il collo dall’umidità. Si avvicinano con passo svelto. Li guardo meglio. Sono i miei nonni! Oh, e dietro c’è anche mio zio! Ci raggiungono. Una pacca sulla spalla, un bacio in fronte e una passata di mano nei capelli per accogliermi. E poi entrambi, con voce sicura e impregnata di affetto: ‘iosc tnim u’ campion!’ (‘oggi abbiamo il campione!’). Poi uno dei due, Paolo, si toglie la coppola e me la pone in testa; è troppo grande, mi scivola sul volto. Con un sereno sorriso se ne riappropria. Ogni gesto lo accompagna con un sorriso, a cui le tipiche ‘scacc russ’ (‘guance rosse’) fanno solo da contorno. Come fa a ridere sempre? Ma soprattutto, come fa a farlo di prima mattina? Non ha sonno? Dove trova la forza per farlo così presto? Ha forza da vendere, il nonno. Ecco come fa. Mi prende in braccio e mi aiuta a salire sul carrello. Poi mi passa due sacchi su cui sedermi e sale anche lui. Ci raggiunge nonno Michele. Papà e zio sono alla guida. Ora ci siamo tutti! Anzi no, la nonna Antonietta ritarda ancora la nostra partenza: si deve prima accertare che io abbia ‘messo qualcosa nello stomaco’ e che abbia con me del cibo da mangiare nelle ore successive. Per sicurezza, mi dà un pezzo caldo di focaccia preparata la sera precedente. Ora può stare tranquilla. E io posso fare colazione, di nuovo. Oltre che con pomodori, olio e origano, quella focaccia è farcita con l’affetto che ci ha messo nel cucinarla. Due cucchiai di affetto, ma abbondanti. Mi sazio. Durante il tragitto i nonni mi parlano di tante cose: di detti per propiziare il raccolto, di credenze popolari, di analisi meteorologiche ‘personali’. Io li ascolto, imparo. Non si smette mai di imparare da loro! Si impara tutto con i nonni, anche a volere bene. Anzi, soprattutto a volere bene. Tra qualche parola e dei giochi, arriviamo a ‘senzalegg’ (è così che il nonno Michele chiama quel fondo). Si scende dal trattore: ‘mo’ama fadghè!’ (‘ora dobbiamo lavorare’). Queste parole di nonno Paolo sono tutto un programma. E invece no, si contraddice da solo. Fanno sembrare tutto così leggero! Io raccolgo le mandorle da terra, i nonni con papà e lo zio spostano i panni tra i vari alberi. Vorrei provarci anche io, a sollevare un panno! Ci provo. Non ci proverò più! Sono più pesanti di me! Nonno Michele mi spiega che è anche causato dall’alta umidità che c’è: ‘Mo’ sev alzet u gardidd’ (‘Il gallo si è appena svegliato’, quindi ‘la giornata è appena cominciata’) e quindi ‘c’è ancora la brina’. Quante cose sanno i due nonni! A volte capita che mi stanchi, e che mi sieda sulle forti radici di un mandorlo. ‘Vdenn d mangè, vdenn d fadghè’ (dai, non la posso tradurre questa …) è un ‘simpatico’ avviso a rialzarmi. Ma loro, in fondo, mi capiscono. Non sono forte come loro, io! Il sole è anche alto nel cielo, il caldo comincia a farsi sentire! La coppola è ferma sulla testa dei nonni, come incollata. Li protegge, forse. Non la tolgono mai! Nonno Michele si avvicina verso di me, vorrà forse dirmi qualcosa? Infila una mano in tasca, tira fuori una mandorla. Poi mi porge la mano. Gli porgo la mia, lo seguo. Dopo qualche metro si ferma: ‘Ecco! Qui dovrebbe andare bene!’. Poggia la mandorla su una pietra piatta, e con la punta di un’altra pietra mi insegna ad aprirla, per prenderne il nocciolo. Mi spiega che quel tipo di mandorla si chiama ‘Filippo Cea’, e che deve il suo nome al signore che l’ha scoperta, suo bisnonno! Aggiunge poi che è fatta con tanto sacrificio e amore dagli alberi, ma anche da lui stesso che se ne prende cura. Qualsiasi cosa faccia, la fa con amore. ‘Tu si l’aminua mai!’ (‘Tu sei la mia mandorla!’).
Solo ora capisco cosa quella frase potesse dire. Era una dichiarazione di amore da nonno a nipote, un amore di due generazioni intaccabile e intoccabile. Straordinario, nel vero senso della parola: extra ordinem, fuori dal consueto; smisurato, stragrande. Forse un po’ rende l’idea. Ma solo un po’! E per le mie nonne Rosa e Antonietta che continuano ad esserlo.
ELABORATO N. 2 ANTONIETTA C.
ELABORATO N. 3 MARIA CECILIA S. NONNO RACCONTAMI LA TUA STORIA A TORITTO
Tutto iniziò nel lontano 1941 quando la mia bisnonna, una bella ragazza appena diciottenne, conobbe un bel ragazzo di 20 anni e se ne innamorò. Dopo pochi mesi la mia bisnonna scoprì di portare in grembo mia nonna. Il ragazzo andò in guerra e la mia bisnonna dovette imparare a crescere una bambina contando solo sulle proprie forze. Gli anni passavano, la gente giudicava e ad un certo punto la mia bisnonna prese una decisione molto dolorosa: affidare mia nonna, che aveva otto anni, ad una famiglia benestante torittese che non poteva concepire figli. Nel frattempo della mia bisnonna si persero le tracce. Mia nonna sapeva di essere stata adottata ma non sapeva l’identità dei propri genitori, fino a quando, all’età di venticinque anni, dopo la nascita della seconda figlia, il marito le confidò di aver ricevuto mesi prima una telefonata da un distinto signore francese che dopo tanto cercare era riuscito a trovare un recapito utile per contattare sua figlia. Mio nonno preoccupato per lo stato interessante della moglie disse al signore che non le avrebbe rivelato il contenuto della telefonata ma che una volta nata la bimba le avrebbe raccontato tutto e sarebbero partiti per la Francia. Mia nonna felice e preoccupata al contempo accettò di buon grado la notizia e insieme partirono. L’incontro con il padre avvenne in un clima gioioso e l’emozione fu smisurata. Dopo otto anni i miei nonni, mio padre e mia zia tornarono in Francia e la gioia fu ancora più grande di quella provata durante il primo incontro. Purtroppo dopo pochi anni mia nonna ricevette una telefonata dal fratellastro che l’avvisava della morte dell’amato padre. Passati alcuni anni i miei nonni si separarono. Durante tutti quegli anni la mia bisnonna era costantemente informata sulla vita di mia nonna ma non l’aveva mai contattata. Una volta saputo della separazione della figlia, preoccupata la chiamò e la invitò a trascorrere le feste natalizie in sua compagnia per poterla conoscere e per poterle anche raccontare tutta la sua storia. Mia nonna accettò e le feste trascorsero in un clima sereno e gioioso. Le sue origini saranno sempre vive in lei anche se sarà sempre grata dell’affetto e della protezione ricevuti dai suoi genitori adottivi.
ELABORATO N. 1 ANNA ROSA R. Sorrido e penso a questo racconto che vado a tentare di mettere su carta, che mi vede in una Storia di nonni Torittesi. Torittese d’adozione, nacqui nonna prematura. La mia bambina mise su un pancione restituendomi il favore… Venni al mondo nonna che non si è mai pronti a diventar grandi ed io di più. I peluches li regalavo alla mamma, in attesa che la mia vita nuova vedesse la luce di Dio, in un vagito che chiedeva abbracci che dovevo abbracciarle entrambe ! Dormivano insieme in un letto che sembrava culla e le ninne nanne le cantavo nel cuore per gratitudine verso mia figlia che come me, da bimba, disse sì alla vita LIBERAMENTE. Non posso raccontare di uncinetti e fave al fuoco,di guerra e di fasce ,il mio tempo è recente come il tempo della mia piccola insolente che mi chiede classica e grida forte Nonna tra la gente, mentre sorrido e mi lascio attraversare dai punti interrogativi di occhi che svelano bocche piene di domande. Ma di mia nonna porto le tracce più profonde dentro al cuore ,che si risvegliano in me quando profumi per caso aprono scene di bracieri e olive, a scaldare nella cenere con le ‘’scorze’’ di mandarino . Piccole porticine di legno, stipi del pane e topi nel sale che scappano se accendi la luce, come le cimici nell’intonaco e le preghiere tutte le volte che scoppiava il temporale. Ero a casa di mia nonna Margherita quando, un mattino, mi resi conto d’essermi svegliata a casa sua e piansi di gioia immensa guardando il quadro del cuore di Gesù . Potrei raccontare di lei per ore. A dire il vero molte parti di me le appartengono ancora e la racconto vivendo. Io al mattino corro come un treno tra due lavori e mille cose ,amiche ,passioni, progetti e interessi . E’ la piccola che corre insieme a me e non io che le corro dietro . A volte è sfinita dai miei ritmi e le mie cose, ma alla sera mi cerca pulcino nel nido ,stabilità e saggezza e storie che fanno addormentare ,di preghiere e canzoni, sorrisi e pettegolezzi che solo alla nonna può dire! Come le sfide e gli affronti che non accetta di me, che non può correre da mamma che finiscono in castigo in due! E’ lo specchio di me riflesso più volte , è vedere da vicino il seguito di quella che sono e che posso, è come sapere cosa prova l’oca con la fila dietro , solo che la mia scala per tre, cominciando da me! A volte mi chiedo cosa sarebbe la casa e questa famiglia senza la magia di una piccola che ripete il copione e riporta il Natale e il topino dei dentini,il profumo di settembre dal temperamatite , che spegne e stempera la pesantezza della vita che non ci può avere perché noi abbiamo ricominciato a giocare e sdrammatizzare, perché adesso il ruolo vale doppio. Io non posso invecchiare, ma crescere in saggezza per amore! Di piccole manine che in me ripetono la speranza. Le aspettative che, più esperta di ieri, non deluderò . Non ho origini Torittesi,ma qui nacqui nonna. Non ho una storia lontana da raccontare, ma conosco di questa vita ogni cosa essenziale ,per grazia ricevuta che non mi ha mai voluta risparmiare… di nulla! Non ho tante rughe e porto ancora pagine lunghissime da riempire, che se continuiamo di questo passo un’altra generazione la potrò vedere!E allora sì che potrei sentirmi nonna classica con un lungo passato da raccontare e, grazie a mia nipote, una nonna ‘’normale’’. Bene, l’ironia aiuta nella vita e nei racconti ,ma il cuore non ha regole né appuntamenti . Gli anni non contano ,l’emozione è la stessa, il ruolo non cambia e i nipoti ci fanno ‘’giganti’’ immensi. Ci incoronano in ruolo acquisito per diritto ,restituendoci e risarcendoci di ogni nostro sacrificio e dedizione . Ci ricordano di noi che, partiti in questa avventura d’amore chiamata famiglia , partimmo da zero per arrivare a mille ! Io non ho proverbi da raccontare, ma a lei.. Alla mia adorata Rebecca, lascerò di me il tesoro più prezioso, il mio segreto più custodito e protetto : Alla vita si dice sempre SI ! E la vita saprà come ringraziarti mille e mille universi in più …… Dopo i miei figli , adesso Tu! Concludo presentandomi : sono Anna Rosa Ricci ,arrivai a Toritto da Giovinazzo 27 anni fa, condotta dal caso. Sono le23,00 e mia nipote è qui che dorme accanto a me, ispirandomi e deliziandomi con la sua presenza. Divenni nonna all’eta di 35 anni grazie alla mia seconda figlia. Grazie a questa bambina posso dire di avere, come le altre mamme, un bastone per la mia vecchiaia vista l’osservazione fatta dal mio primo che mi ha sempre fatto notare che invecchieremo insieme. Permettetemi di ringraziare Dio per aver voluto benedire la mia vita con i doni più grandi che una donna possa raccontare: le mie rondini.
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